domenica 25 novembre 2007

Tornando A Casa

Ieri grande festa organizzata dal buon Mampro!

Una di quelle feste organizzate 'soloperfarfesta'

Tutti al Jamila a Treviso: pizza+ balli forsennati fino alle 3.00...

che bella serata! ......







Tornando a casa da solo -che ormai erano le 4.00- mi è venuta in mente 'La Pioggia nel Pineto' di D'Annunzio!

Sono andato a ripescarmela...non me la ricordavo così lunga...ma ve (-me-) la ripropongo lo stesso



La pioggia nel pineto


Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che
dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano
gocciole e foglie
lontane
.
Ascolta.
Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di
coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude
,
su i nostri
vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude
,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un
crepitio che dura

e varia nell'aria secondo le fronde
più rade,
men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che
il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora,
stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam
nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono
come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge,
trema, si spegne
.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la
fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è
muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più
fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue
ciglia
,
Ermione.

Piove su le tue ciglia
nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta
virente,
par da scorza tu esca.

E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre
gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come
mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o
Ermione.



poetica-mente-dannunziano

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo! Mi hai fatto tornare l'incubo da esame di maturità dove entrai convinta che tutto mi potessero chiedere ma di certo non lui...invece...